Due è un numero profondo
con una corrente marina
che scava figure
nel suo gorgo,
davanti al mare
ogni onda è un coloree io non so più dividervi
nei grandi spruzzi che sciolgono
lo scoglio,
perché la luce è un contatto
che mi viaggia nel cuore
narrando di lievi sorelle
lontane, subaquee
nelle impronte.
Se chiudo gli occhi
sopra la stella marina
sono esiliato a pensare:
due ama chi lo ama
senza saperlo,
sottile come un chiodo
che penetra
in una nuvola di gesso.
Tu puoi dire uno o due,
bianco o nero
schizzato sulla carta
senza che un sussulto resti
fra i due poli
come un respiro acrilico
schiaffeggiato dal mare,
ma è solo un suono,
la nascita di un rosso.
Sapevo che sareste uscite
come una goccia scarlatta
dai miei occhi
quando si asciuga l'immagine
in un ricordo singolo,
un tremito di piogge,
e l'una appartiene alla bocca velata
dell'altra
senza sforzo.
Accanto a voi
l'eco delle parole mi abbaglia
come il fruscio sommerso
di un corallo,
una chiazza purpurea
che si slancia
oltre la cascata perduta
di chi ascolta
il bisbiglio sospeso
dentro il rettangolo
sul muro.
Nei vostri corpi
il mare è un gesto
azzurro come un lampo
e non ha più il tempo
di ricevere il tempo
di chi sospirando riaffiora
dentro l'oceano
che chiamano pupilla.
A guardarlo di fronte
il mare da sempre
è troppo vasto
per chi ha ancora un nome.
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